#e zero amor proprio
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Sapete quel meme che dice "quando sei bambinə dai ragione alla sirenetta poi cresci e dai ragione al padre"?
#madonna Teresa quanti schiaffi#'oddio lei lo ama così tanto' lei è una cretina con una qualche sindrome dell'abbandono sennò non si spiega#e zero amor proprio#mare fuotag
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Il fondo, in fondo…
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Si: te lo dicono tutti. Tutti quelli pieni di buonsenso. Ma intanto adesso senti un chiodo al costato. Però alla fine, quando pure questa sarà passata avrai avuto l'ennesima conferma che la vita non è altro che una serie lunghissima di dune: arrivato in cima alla prossima a costo di duri sacrifici, ti senti padrone del mondo. Quello è proprio il momento in cui tutto viene rimesso in discussione e inizi a precipitare. Nuovamente. A volte di colpo, altre lentamente. Sino a toccare il fondo.
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E lì il luogo comune direbbe che c'è ancora dinamica per… scavare. Non è così: toccare il fondo è ciò che ti fa riscoprire quello che vale davvero. Ciò che ti mantiene umile e discrimina le persone e i valori davvero importanti per te. Toccare il fondo vuol dire fare un bagno nell’umiltà e piegare le gambe per darti una bella spinta, in modo da tornare a galla. Non esiste nessuno che veramente viva quella che comunemente si definisce una bella vita. Esistono solo prove differenti per ciascuna anima.
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È un percorso di crescita diverso per ciascuno e tutti studiamo con impegno, all'Università della Terra. Non c'è una durata standard del piano di studi a cui fare riferimento, né una qualche garanzia di risultato. Non puoi comprarti un esame né scegliere l'appello. O le materie, i professori. Ti arriva la prossima prova davanti ai piedi come un pacco che devi scartare e ne sei sempre spiazzato.
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Te lo fanno apposta: per vedere come reagisci. Se fossi preparato infatti, significherebbe che già ci sei passato, già coosci il risultato del test e quindi avrebbe valore zero, per il punteggio dell'anima. A volte ti fanno arrivare un regalo: che serve a non farti scoraggiare, a vederti sorridere. A rilassare il tuo percorso per un po'.
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Ma non è così che cresci; non è così che provi sensazioni, emozioni. Odio, amore, paura, desiderio, passione, attrazione, disperazione, resurrezione. E poi lacrime, sorrisi, risate e grida di dolore soffocate o urlate: tutti veri e propri tesori, racchiusi nella dinamica e nei battiti del tuo cuore.
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Perché forse l'hai scordato, o forse nessuno qui te l'ha ancora detto: tu sei una fonte di luce. Un diamante inscalfibile, un pezzetto di un'energia senza tempo né spazio. Un umile fante dell'esercito della luce che qui sulla Terra cerca gli elementi utili per tornare a casa, prima o poi.
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L'avrai letto, da qualche parte: non sei un corpo che ha un'anima, ma un'anima a cui è dato un corpo per una breve gita su questo mondo. E poi ancora e ancora. Goditela. Sii presente a te stesso e compi le scelte che ti sembreranno più giuste, in buona fede. Nel bene e nel male. E soprattutto non dimenticarti dell'amore, che nei momenti bui ti salva.
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Amore dichiarato, amore contrastato, amore impossibile, amore segreto, amore indecente, amore per i figli, amore per la vita che infine ti sfugge di mano: non esiste amore che non valga la pena vivere. E rispettare. Facci caso: anche dopo una storia finita male, non esiste nessuno che comunque non ringrazi Iddio. Tu non farai certo eccezione, col tuo bellissimo sorriso amaro di oggi. Me lo fai un sorriso, si?
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RDA
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Storia Di Musica #333 - Elvis Costello & The Attractions, Get Happy!!, 1980
Quando, in una sera del 1976, gli venne l’idea di presentarsi con un nome d’arte omaggio alla sua nonna, pensava forse che sebbene volenteroso, il suo vero, Declan Patrick Aloysious McManus, sarebbe stato preso per uno scherzo. Quella sera si presenta come D.P. Costello, che cambierà nel definito Elvis Costello, come omaggio al Re del Rock’n’Roll. Occhialoni alla Buddy Holly, look che esibiva orgogliosamente il suo essere fuori moda, a metà degli anni ’70 Costello è un giovane arrabbiato che ha le carte in regole per dire la sua, in modo interessante, oltre il nichilismo furbetto del punk. Quando Nick Lowe, suo amico e collaboratore, gli trova un ingaggio per la Stiff Records, lui non essendo in totale fiducia decise di non abbandonare il proprio posto da operaio nella ditta di cosmetici Elizabeth Arden (a cui dedicherà una stupenda canzone, I’m Not Angry). In effetti non erano tempi da cantautori, ma bastano i primi guizzi di My Aim Is True (1977) per sgombrare il campo: l’offensiva antifascista di Less Than Zero unite a doti melodiche di alto livello (la mitica Alison, suo pezzo culto) presentano al pubblico un nuovo modo di raccontare musicalmente i tempi. La seconda prova è ancora meglio: This Year’s Model (1978) lo vede insieme ai The Attractions, il gruppo di Stevie Nieve (alle tastiere) e Bruce Thomas (basso) e Pete Thomas (batteria, i due non erano parenti), e in un disco multiforme, dai testi lunghissimi, sciorina la sua bravura in canzoni stupende come I Dont’ Want To Go To Chelsea, Pump It Up (altro inno di quegli anni), Little Triggers e Night Rally. È richiestissimo e parte per Tour in Europa e Stati Uniti. Nelle pause delle date, scrive sull’onda dell’entusiasmo altre canzoni, che compongono il terzo disco in tre anni, Armed Forces (1979): segnato dallo stress e dai primi, evidenti eccessi di vita, è un disco ansiogeno e un po’ frettoloso, che alle belle e ormai garantite belle canzoni aggiunge riempitivi. Sarebbe tutto normale, ma le cose stanno prendendo una brutta piega: le dipendenze da alcool e droga lo rendono nervoso e aggressivo e durante il tour americano, a Columbus, in Ohio, si incontrò con Stephen Stills nel bar dell’Holyday Inn. Qui in preda a deliri alcolici sbiascica pesantissimi insulti razzisti a James Brown e Ray Charles, litiga fino alle mani con la cantante Bonnie Bramlett (che era diventata famosa nel duo con il marito Delaney & Bonnie) e vede in un attimo disintegrarsi la sua reputazione negli Stati Uniti. Ci furono ulteriori polemiche poiché la vicenda fu quasi semi oscurata dai giornali britannici. Le successive scuse in una goffa conferenza stampa non servirono a nulla. Torna in patria e nel 1979 produce il primo, storico, album degli Specials, fa l’attore in Americathon (semisconosciuto film di Neil Israel, dove Costello si esibisce cantando Crawling In the USA). Durante la produzione del disco degli Specials, scrive e suona da solo tutti gli strumenti per del nuovo materiale nei piccoli studi di registrazione Archipelago (scritto così) di Pimlico, nei sobborghi londinesi. Costello ha la necessità di dare un taglio al suono precedente e per il nuovo si ispira alla musica afroamericana degli anni ’60, allo ska, e ha tantissime cose da dire.
Get Happy!! (che esce nel 1980) prende il titolo dalla canzone omonima composta da Harold Arlen, con i testi scritti da Ted Koehler, negli anni ’30 del ‘900, che riprendeva un testo di tipo evangelico. Fu portata al successo da Judy Garland e negli anni è divenuto uno standard per centinaia di artisti. Registrato tra Londra e i Paesi Bassi, a Hilversum, prodotto da Nick Lowe e Roger Béchirian, è un disco-mondo dove Costello mette 20 brani, molti dei quali brevissimi, meno di 2 minuti. È una prova di amore per quella musica, e anche di liberazione in un certo senso (nonostante anche durante le sessioni perdureranno i problemi con alcool e droghe). Ci sono due cover: I Can't Stand Up For Falling Down di Sam & Dave e I Stand Accused dei Merseybeats come omaggio al mai abbandonato amore per il suono di Liverpool. Per il resto, l’enormità (per l’epoca dove esistevano solo i vinili) dei 18 pezzi rimanenti passano dagli omaggi fin troppo sfacciati (Temptation è in pratica la Time Is Tight di Booker T & The MG’s con un testo diverso),a canzoni stupende come Love Me Tender (che apriva il disco), Possession, King Horse fino ai capolavori come New Amsterdam elegia sulla selvaggia New York, High Fidelity, doloroso e drammatico affresco sulle delusioni dell’amore e Riot Act, canzone scritta sui fatti di Columbus. L’omaggio alla musica r’n’b è evidente nella copertina: dalla grafica e dai colori cari alla Stax di Memphis, vedeva tre foto identiche di Costello sfalsate in colori acidi, e aveva una particolarità: l’effetto vissuto del cerchio bianco proprio al centro, a imitare il consumo dell’uso eccessivo. Tra l’altro le prime edizioni avevano la scaletta scritta al contrario, con Riot Act primo brano e Love Me Tender ultima, e valgono di più nel mercato dei collezionisti.
Il disco all’epoca fu accolto con grande favore dalla critica e dal pubblico: numero 2 in Gran Bretagna e un sorprendente numero 11 negli Stati Uniti. Negli anni il disco ha guadagnato ancora più favori, sottolineando la scelta niente affatto facile di Costello di distaccarsi sempre con intelligenza dai generi imperanti per la ricerca di una via personale alla sua necessità di musica. Scriverà un altro disco capolavoro, Imperial Bedroom (1982) che è una grande prova di pop d’autore, che aprirà le porte ad una nuova trasformazione verso un colto, raffinato, ma un po’ meno eccitante, modello di voce-pianoforte che diventerà il modulo classico della maturità costelliana. Ne ha fatta di strada in decenni quel tipo con gli occhialoni che prese in prestito dalla nonna il suo nome d’arte per la celebrità.
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L'ERRORE
Spesso l'errore non lo accettiamo.
Non accettiamo che gli altri possano sbagliare se quell'errore ci nuoce e ci ferisce.
Oppure spesso, siamo duri con noi stessi quando sbagliamo perché vogliamo essere perfetti, inattaccabili, in modo tale che gli altri possano vederci inarrivabili e perfetti.
Inconsciamente vogliamo essere messi su un piedistallo e apparire in superficie meglio di ciò che in realtá siamo nel profondo.
Già perché il profondo è fatto di tormento della difficoltà di correggersi e dannazione della accettazione (spesso rassegnazione) del proprio stato.
Darn (in inglese) vuol dire "dannazione" ma anche "ricucire, rimettere in sesto".
Un senso duale come duali siamo noi tutti nel vivere la nostra vita.
Spesso il nostro io prova frustrazione o risentimento o colpa quando commettiamo uno sbaglio.
Il giudizio sociale e personale attiva un senso di colpa ombra legato all'identificazione con il risultato.
L'obiettivo.
Il desiderio.
La brama...
Noi pensiamo di essere la somma delle nostre conquiste e delle nostre identificazioni materiali ed affettive.
Questo, alla lunga, ci porta nella terra della infelicità.
La terra di nessuno.
La terra che non vuole nessuno.
Ma che è una terra necessaria.
Una terra fatta di cicli mono-toni che si ripetono. Fatta di ristagnante routine.
Insignificante accaparramento in ogni senso: materiale e spirituale.
L'errore in alchimia è parte integrante del processo stesso. È il dolore che diventa gioia nell' alchimista e nel suo laboratorio interiore.
L'errore consapevole è necessario perché più sbagliamo sapendo di sbagliare, accettando le conseguenze, più siamo consapevoli e rispettosi della nostra natura limitata umana, la cui palestra è un mondo fisico limitato da regole.
L'errore è un processo di crescita che invece può portare gioia.
Come?
Immaginiamo che la trasmutazione di noi stessi venga compiuta al raggiungimento di 100 errori consapevoli.
A quel punto, se avessimo la certezza che fosse così, non conteremmo più gli errori partendo da zero, ma faremmo un goioso ed entusiasta conto alla rovescia, certi che ci stiamo avvicinando ad un miglioramento che diventerà parte integrante del nostro io superiore che finalmente collabora con il nostro sé.
Il ché non vuol dire essere eccessivamente indulgenti con noi stessi ma neanche severi e rigidi. È un'esperienza di flusso dove la fluidità e la flessibilità arrivano piano dall'osservazione interiore delle emozioni legate agli errori consapevoli.
Errori che se riconosciamo in noi stessi perdono il potere di ferirci e di farci ferire dagli altri.
Solo allora acquistiamo uno dei poteri più grandi: Il potere di sbagliare e di accettare gli sbagli degli altri perché parte di un processo di allenamento della natura umana.
AMOR OMNIA VINCIT vuol dire anche questo.
In quel preciso momento dentro la testa sentiremo un click.
E una volta arrivato quel click, ogni fibra del nostro essere cambierà in un modo tale che una energia profonda, calda, riempiente, dirompente e soprattutto piena di amore in luce illuminerà ogni angolo di quelle ombre che pervadevano e si erano impadronite di noi.
NON C'E' NOTTE TANTO LUNGA E BUIA DA NON PERMETTERE AL SOLE DI RISORGERE – Jim Morrison.
Buon errore consapevole a tutti ❤️
Gabriel Darn 🔥
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Sono fiera di essere diversa da voi, da voi che nella vicenda della donna truffata dal finto Brad Pitt date la colpa a lei. Fierissima di valutare la situazione in modo diverso e capire che purtroppo non tutti sono nativi digitali e non tutti sanno capire di essere vittime di imbroglio, che alcuni nascono in famiglie violente e spesso l'unica possibilità di amore deriva proprio da truffe, che l'idea di ricevere un minimo di riconoscimento dopo aver versato del denaro può fare scaturire un meccanismo malato di ricompensa per cui a livello inconscio si crea dipendenza dal ricevere un feedback. Fiera di non essere cresciuta col palo nel culo come voi. Smettete pure di seguirmi, ma se in una truffa pensate la colpa sia di chi ci casca, meritate zero indulgenza quando fate errori stupidi voi. E parlo sia di cose tipo "Minchia non ho visto che era ZTL" che di cose come "Nooo ho dimenticato a casa il pranzo", " che schifo ho messo due volte il sale nell'acqua". Zero indulgenza anche quando fate errori stupidi, ma solo gente che vi dice che siete stupidi. Buon divertimento.
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Sono completamente cappottata . La mia vita emotiva è uno sfascio, un matrimonio al collasso, sesso zero , amore ciaone proprio. Non capisco come la gente si illuda solo perché io sorrido e scherzo. È il mio lavoro , essere gentile con i turisti , farli sentire a casa e rendere meno distante una cosa che è nata per essere distante : l arte. La mia maschera me la porto anche nella mia vita privata perché mi si è incollata alla faccia , tutto qui . Ma la gente s inganna , con un sorriso solamente , senza ricordare mai che in natura gli animali non mostrano mica i denti per simpatia!
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Ho provato a fare del Mio meglio anche quest’anno con le disponibilità che avevo, ricavando piccoli Doni da destinare a Coloro che conosco, inclusi Famigliari, Amici, Colleghi Amici e perfino alcuni conoscenti. Persone che mi hanno donato qualcosa con la propria non scontata Presenza, che perciò ho voluto valorizzare ringraziandoli con un modesto Pensiero che ripeto seppur piccolo, è stato fatto con tutto il Mio Cuore e mi auguro di essere riuscita in questo Mio Nobile Intento. Vale a dire che quando queste Stesse Persone quest’oggi li scarteranno, riusciranno a percepire intatto il Calore dell’Affetto che provo nei Loro riguardi.
Come ogni Natale anche stavolta ho provato a donare stupore attraverso gesti che avrei tanto voluto ricevere Io, perché in questa Speciale e Nobile Festa bisogna anche regalare agli altri ciò che non abbiamo e che vorremmo tanto per Noi Stessi, questo per far sì che la Gioia Magica sia ancora più autentica ed intensa, ed anche qui spero di esserci riuscita!
Infine pure quest’anno, non ho soltanto donato ma ho anche ricevuto, emozionandomi non poco, ricevendo perfino delle Sorprese, soprattutto da parte di Chi non me lo aspettavo. Come spesso dico è stupendo quando il Pensiero è reciproco, quando fai un Regalo ad una Persona e questa Ti sorprende dicendoti che anche la stessa lo ha per Te. Wow, non mi abituerò proprio mai a tutto questo. Ma ancora di più è stupendo quando arriva da Chi non Te lo aspetti. Doppio Wow! Ecco in quel preciso istante la commozione prende il largo con Io che non so mai come trattenere la commozione per l’appunto, non trovando quasi mai le parole giuste da usare per poter ringraziare come si deve. Mi auguro tanto di poterci riuscire ora attraverso la pubblicazione di questo Post.
Grazie per aver accettato Il Mio Cuore, regalandomi il Vostro! Vi voglio bene tutti!
Grazie a questa Festa Unica nel proprio genere, per continuare ad insegnarmi quanto sia importante donare, che si tratti di oggetti o più semplicemente di presenza e d’importanza, senza aspettarsi nulla in cambio. Zero aspettative solo Amore.
Auguri magici ed infiniti,
che dunque continuano anche oggi, perché la scia del Natale durerà ancora giorni! ✨
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@elenascrive
#io#me stessa#natale#buon natale#pensieri#pensare#riflessioni#riflettere#stati d'animo#sensazioni#sentimenti#post natale#donare#donarsi#doni#regali#regalidinatale#emozioni#gioia#amore#amare#io scrivo#scrivo#scrivere#scrivendo#scrittura#vita#mie parole#parole mie#cuore
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Sheila E. La E sta per Escovado. Nasce a Oakland, California, da un matrimonio misto tra una nera e un messicano. Dirla così potrebbe suggerire un quadro da suburbio squallido e vittima dello sprezzo razziale WASP. Non correte subito a rifugiarvi nelle solite immagini sociali. Suo padre non è un fattorino qualsiasi che cerca di mantenere la conigliata. Pete Escovado è un percussionista di fama internazionale. Già da ragazzo entra nel giro che conta, affastellando esperienze lavorative invidiabili, come quella assieme a Marvin Gaye.
Ma il vero fenomeno in famiglia è la piccola Sheila E. Ma ditemi se un talento in boccio non rigogli in un contesto simile. Suo zio Alejandro è un rispettato cantautore. Un altro zio, Javier, è il fondatore di una cult band punk rock californiana nota come The Zeros. I suo padrino è un certo Tito Puente… basta a dare un’idea?
DALLA CULLA AL PALCO
In una culla di stimoli come questa il talento eccezionale di Sheila E. non può che venir fuori come un portento sismico, no? E così non si stenta a credere che a 15 anni faccia già quello che fa ora ma pagata milioni. E visto il carnet di appuntamenti con la storia del pop-rock che ha già depennato. Roba da far impallidire i maschietti se proprio non possiamo evitare di metterla sul piano sessuale.
La sua prima esperienza ufficiale in uno studio di registrazione è nel 1976, quando ha appena diciannove anni, assieme al bassista jazz Alphonso Johnson (Santana). Ma in poco tempo il percorso già battuto da papà Pete, Sheila E. lo ripercorre pari pari e così veloce da lasciare una scia di fuoco alle calcagna.
UN PICCOLO PRINCIPE PER SHEILA E.
A vent’anni ha già suonato con George Duke, Marvin Gaye, Diana Ross e Herbie Hancock… Questo prima di esibirsi davanti a un certo ragazzetto bruttino ma affascinante che si fa chiamare Prince.
Lei ha una tale padronanza ritmica da intimidire turnisti che vantano oltre 30 anni d’esperienza. Per quello scugnizzo del funk è amore al primo beat.
La prima volta che si incontrano, nel 1978 Prince assiste a uno spettacolo di Sheila E. assieme al padre. Lui dopo lo show si fa avanti nervoso e imbarazzato. Le rivela che per tutta la sua esibizione ha litigato a oltranza con il suo bassista su chi dei due la porterà all’altare.
Lei ride, arrossisce ma non è tempo di matrimonio. Ha molti progetti, collaborazioni da paura, una carriera solista, tanto per dire, non può mica convolare a nozze. Il Principe Roger Nelson, giura che se non riuscirà a sposarla, di sicuro farà qualsiasi cosa per averla nella sua band. – Seguo la tua carriera da anni. So chi sei e ti vorrei con me.
Sheila E. stenta a crederlo ma prende nota e trascorre quasi più di un lustro di intensa attività concertistica e da turnista. Intreccia sempre più il proprio cammino a quello del principino. Batti oggi, batti domani, inizia un vero e proprio intruglio sentimental-artistico molto fertile e stimolante.
BATTERIA O MICROFONO?
Lui è premuroso, incoraggiante, convincente. Sembra avere una visione precisa e molto ambiziosa riguardo lei (insieme a letto?). Per via del suo talento, no? E si offre di spingerla (ehm…) un po’ nell’incipit della sua carriera come singer.
È quello che vuole, Sheila E.? Diventare come Diana Ross? Il problema di Sheila E. infatti è di non sapersi decidere tra la batteria e il microfono. Dopo tanta dedizione al primo strumento, negli iridescenti anni 80 decide di tentare con il secondo.
Prince approva e le regala una hit, The Glamourous Life, che inizialmente doveva essere incisa da Vanity. Chi è Vanity? Ma l’ex-compagna di lui e futura dalia nera delle scorribande di Nikki Sixx. Il bassista dei Crue le racconta nel libro The Heroin Diaries.
Il brano che da anche il titolo al primo album solista di Sheila E. si piazza in cima alle charts di dance music. Il connubio con Prince si perpetra nel tour di Purple Rain, dove lei apre i concerti. I due consumano una relazione infuocata ma inizialmente clandestina. Lui ufficialmente esce ancora con la corista ed ennesima figlioccia artistica Susanna Melvoin.
SHEILA E. DOPO IL SUCCESSO UN ALTRO SUCCESSO
Dopo il successo di The Glamorous Life, Sheila E. sempre assistita da Prince, incide Romance 1600. Il nuovo singolo vincente vanta sempre lo zampino del reuccio: A Love Bizarre.
Il brano porta l’album a nuovi traguardi di vendite rivelandosi il picco commerciale di Sheila E. da solista. Da qui però inizia ufficialmente il suo periodo discografico come batterista. Nello specifico e in esclusiva assoluta di Prince.
In realtà Sheila E. è già presente in Parade, ottavo disco del singer. Solo nei brani Life Can Be So Nice e Venus de Milo, però.
A partire da Sign O The Time (1985) sarà lei a occuparsi del cuore ritmico della musica del suo mentore e amante. A chi le addebita un’influenza creativa “princiana” lei ribatte che è stato lui a lasciarsi contaminare da lei.
Andatela un po’ a contraddire! In realtà si può affermare che quei due siano un buon esempio della correlazione tra equazione di Dirac e Amore. Due sistemi che si influenzano vicendevolmente danno una svolta alle rispettive carriere, l’uno grazie all’altro.
DOPO SIGN O THE TIME
Dopo Sign O The Time, Sheila resta al suo posto anche in Lovesexy. Il disco consacra Prince come una delle star di successo più controverse della storia del pop. Nel mentre lei non dimentica il suo terzo disco da solista. E sebbene il singolo Koo Koo dell’omonimo album Sheila E. ottiene discreti risultati, si sente che le cose non vanno proprio al massimo.
Presto Sheila E. deve fare una scelta: riconoscere di non essere lei la nuova Whitney Houston e lasciar perdere la voce. O provarci sul serio.
Mossa letale: una volta lontana dall’aletta protettrice del suo “Petit Prince” i successivi lavori solisti di Sheila E. ottengono attenzioni più moderate dalla stampa e dal pubblico. Fino a ridursi, come singer, a un lumicino in balia del borioso vento dell’indifferenza.
Nonostante la collaborazione con Prince sia ufficialmente finita, Sheila E. seguita a scrivere musica con lui e a non raccogliere i meriti che le spetterebbero.
ANNI 90
Negli anni 90, messa un po’ da parte la carriera di cantante, Sheila E. riprende a darsi da fare come batterista. Dal 1995 collabora con un sacco di bella gente: Phil Collins, Ringo Starr, Beyoncé e l’artista nipponica Namie Amuro.
Poi Jazz a tutto spiano; rock pop con Billy Cobham e Ringo Starr, ballabili con Gloria Estefan, Lionel Richie. E ancora Jennifer Lopez, Hans Zimmer e quel pezzo di sgombro di Kanye West.
Meglio nota come la batterista di Prince che per tutto il bagaglione curriculare o gli album solitari, Sheila E. ha mostrato di valere soprattutto con i piatti più che le stoviglie. La sua è una tecnica di classe finissima supportata da un potere straordinario nel dar feeling alle costruzioni ritmiche di tutti i generi.
Purtroppo ha pagato il suo esser donna, e non lo si dice per retorica femminista. Lei si è vista mettere in secondo piano accanto a Prince. E anche dopo ha sofferto il confronto con un ambiente professionale esclusivamente maschio, guadagnando attenzione per la sua presenza scenica e soprattutto la sua sensualità.
Una batterista donna è un concetto che spiazza il pubblico. Questo Prince l’ha sempre saputo. Può aver solo pensato: se è lei la tipa giusta, al diavolo cosa pensa il mondo, la prendo anche se è donna.
Ma il bricconcello sulfureo, autore di decine di brani altamente sexy. Pezzi scabrosi che hanno spinto la figlia di Al Gore alla masturbatio compulsiva nella sua stanzetta. Lui ha sempre pensato doppio sulle mosse da fare in carriera.
Francesco Ceccamea
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"Serena", il nuovo singolo della band bresciana Polo Territoriale
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Dal 25 ottobre 2024 è disponibile sulle piattaforme digitali di streaming e in rotazione radiofonica "Serena", il nuovo singolo della band bresciana Polo Territoriale con il sostegno del MiC e di SIAE, nell'ambito del programma "Per Chi Crea".
"Serena", il secondo singolo dei Polo Territoriale, è una ballad pop rock dal tono spensierato, che descrive l'illusione dei sentimenti delle relazioni giovanili. Il brano è cosparso di descrizioni di situazioni intime e dichiarazioni d'amore che contrastano con un sotto-testo malinconico, che trova sua espressione verso la fine della canzone.
Il tema principale è l'idealizzazione del partner, dovuta dall'inesperienza e dalla giovane età, che porta all'inevitabile discrepanza fra le dinamiche reali della relazione e quelle vissute nella mente del protagonista.
All'interno del brano questa si presenta nei panni dell'assoluta assuefazione nei confronti di "Serena", che porta ad immaginarla come ideale e perfetta. Un amore come quello di Serena però ha vita breve: il protagonista presto si rende conto della realtà dei fatti e il futuro ideale da lui immaginato non può fare a meno di crollare su sé stesso.
Commenta la band a proposito del brano:"Serena nasce inizialmente come classica ballata con accordi strimpellati sulla chitarra. Pur funzionando bene in ambito live, in studio ci fu l'esigenza di costruire attorno al brano un arrangiamento più accattivante e funzionale al disco, in linea con gli standard che si sono elevati dall'inizio dell'esperienza con Roberto Vernetti. Mettendoci a improvvisare tutti insieme sui giri della canzone, questa prese la direzione e le sonorità che si possono apprezzare."
Il videoclip di "Serena" è stato interamente girato a Pontoglio (Bs) dal videomaker Luca Rapuzzi.
Talea (cantante e chitarrista) trascorre il suo tempo in compagnia di una ragazza, Pablo (bassista) parte per un viaggio, Bech (batterista) si prepara per uscire e Manza (chitarrista) organizza una festa nel suo garage.
Tali spaccati trovano nell'esito delle azioni una certa analogia con la storia di Serena: il tema della disillusione.
Talea nel tentativo di baciare la ragazza la vede trasformarsi in un manichino, Pablo annulla il viaggio perché nessuno è disposto a dargli un passaggio, Bech non riesce a sistemarsi a modo e decide di rasarsi a zero, e Manza, dopo che gli amici gli danno buca, si ritrova solo nel suo garage. Come in un amore sbocciato dall'illusione, i membri della band, delusi, realizzano che le proprie aspettative non sarebbero mai state soddisfatte.
Guarda il videoclip su YouTube:
Line up:
Filippo Farolfi (Talea) – cantante e chitarrista
Pablo Lorenzo Almansi (Pablo) – basso
Luca Manzella (Manza) – chitarra solista
Lorenzo Apollonio (Lore) – batteria
Biografia
Il gruppo Polo Territoriale nasce all'inizio del 2019 a Brescia, per un contatto casuale fra aspiranti musicisti. Sin da subito la band ha trovato grande sintonia e il proprio stile, iniziando così un percorso di composizione musicale e scrittura di testi. Le influenze della scena indie punk underground italiana ed internazionale si sono presto fuse con il sound del Polo Territoriale, caratterizzato da una voce graffiata, linee di basso portanti, batteria aggressiva e chitarre distorte. I testi, in italiano, descrivono personaggi e situazioni suburbane concentrandosi soprattutto sulle dinamiche sociali e introspettive. A Maggio 2024 i Polo escono con il loro primo singolo ufficiale "Pamela" (uno dei primi pezzi scritti dalla formazione Bresciana) e intraprendono un mini tour di presentazione del brano che servirà ad introdurre anche qualcosa di molto più grande. "Serena" è il secondo singolo ufficiale dei Polo Territoriale disponibile su tutte le piattaforme di streaming digitale e in rotazione radiofonica dal 25 ottobre 2024 con il sostegno del MiC e di SIAE, nell'ambito del programma "Per Chi Crea". Il brano sarà accompagnato da una mini-serie che documenterà tutto il processo di creazione dell'album e del videoclip.
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"Serena", il nuovo singolo della band bresciana Polo Territoriale
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Dal 25 ottobre 2024 è disponibile sulle piattaforme digitali di streaming e in rotazione radiofonica "Serena", il nuovo singolo della band bresciana Polo Territoriale con il sostegno del MiC e di SIAE, nell'ambito del programma "Per Chi Crea".
"Serena", il secondo singolo dei Polo Territoriale, è una ballad pop rock dal tono spensierato, che descrive l'illusione dei sentimenti delle relazioni giovanili. Il brano è cosparso di descrizioni di situazioni intime e dichiarazioni d'amore che contrastano con un sotto-testo malinconico, che trova sua espressione verso la fine della canzone.
Il tema principale è l'idealizzazione del partner, dovuta dall'inesperienza e dalla giovane età, che porta all'inevitabile discrepanza fra le dinamiche reali della relazione e quelle vissute nella mente del protagonista.
All'interno del brano questa si presenta nei panni dell'assoluta assuefazione nei confronti di "Serena", che porta ad immaginarla come ideale e perfetta. Un amore come quello di Serena però ha vita breve: il protagonista presto si rende conto della realtà dei fatti e il futuro ideale da lui immaginato non può fare a meno di crollare su sé stesso.
Commenta la band a proposito del brano:"Serena nasce inizialmente come classica ballata con accordi strimpellati sulla chitarra. Pur funzionando bene in ambito live, in studio ci fu l'esigenza di costruire attorno al brano un arrangiamento più accattivante e funzionale al disco, in linea con gli standard che si sono elevati dall'inizio dell'esperienza con Roberto Vernetti. Mettendoci a improvvisare tutti insieme sui giri della canzone, questa prese la direzione e le sonorità che si possono apprezzare."
Il videoclip di "Serena" è stato interamente girato a Pontoglio (Bs) dal videomaker Luca Rapuzzi.
Talea (cantante e chitarrista) trascorre il suo tempo in compagnia di una ragazza, Pablo (bassista) parte per un viaggio, Bech (batterista) si prepara per uscire e Manza (chitarrista) organizza una festa nel suo garage.
Tali spaccati trovano nell'esito delle azioni una certa analogia con la storia di Serena: il tema della disillusione.
Talea nel tentativo di baciare la ragazza la vede trasformarsi in un manichino, Pablo annulla il viaggio perché nessuno è disposto a dargli un passaggio, Bech non riesce a sistemarsi a modo e decide di rasarsi a zero, e Manza, dopo che gli amici gli danno buca, si ritrova solo nel suo garage. Come in un amore sbocciato dall'illusione, i membri della band, delusi, realizzano che le proprie aspettative non sarebbero mai state soddisfatte.
Guarda il videoclip su YouTube:
Line up:
Filippo Farolfi (Talea) – cantante e chitarrista
Pablo Lorenzo Almansi (Pablo) – basso
Luca Manzella (Manza) – chitarra solista
Lorenzo Apollonio (Lore) – batteria
Biografia
Il gruppo Polo Territoriale nasce all'inizio del 2019 a Brescia, per un contatto casuale fra aspiranti musicisti. Sin da subito la band ha trovato grande sintonia e il proprio stile, iniziando così un percorso di composizione musicale e scrittura di testi. Le influenze della scena indie punk underground italiana ed internazionale si sono presto fuse con il sound del Polo Territoriale, caratterizzato da una voce graffiata, linee di basso portanti, batteria aggressiva e chitarre distorte. I testi, in italiano, descrivono personaggi e situazioni suburbane concentrandosi soprattutto sulle dinamiche sociali e introspettive. A Maggio 2024 i Polo escono con il loro primo singolo ufficiale "Pamela" (uno dei primi pezzi scritti dalla formazione Bresciana) e intraprendono un mini tour di presentazione del brano che servirà ad introdurre anche qualcosa di molto più grande. "Serena" è il secondo singolo ufficiale dei Polo Territoriale disponibile su tutte le piattaforme di streaming digitale e in rotazione radiofonica dal 25 ottobre 2024 con il sostegno del MiC e di SIAE, nell'ambito del programma "Per Chi Crea". Il brano sarà accompagnato da una mini-serie che documenterà tutto il processo di creazione dell'album e del videoclip.
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Riprendere il filo di quel che si è scritto di getto e che un maledetto telefonino ha perso è complicato. Ragionavo sull'essere alle pendici del Vesuvio, prossimo al cratere, mai stato così vicino a Lui nel giro degli ultimi 35 anni (domani potrei ritornarci perché c'è un altro concerto proprio sulla bocca del cratere grande). Ragionavo di come apparentemente sembri un monte innocuo, di come appaia minusco e placido a starci alle pendici. La medesima sensazione che forse provarono gli antichi pompeiani, senza immaginare che nell'arco di trenta ore la loro vita sarebbe stata totalmente stravolta e conclusa per l'eternità. Mi chiedevo se anche qualcuno di loro, alle prese con tormenti di cuore, considerasse più grande, intangibile e devastante quella sensazione di vuoto che un amore, soprattutto inarrivabile, può dare, che quello che ai loro occhi doveva sembrare un gigante buono, verde e rigoglioso e apparentemente taciturno. E consideravo di come io mi sentissi alle sue pendici nelle medesime condizioni, dopo giorni tormentatissimi, per un silenzio autoimposto ma roboante, per una riconsiderazione a 360 gradi sulla propria vita, sui propri fallimenti, su un amore che è sempre stato lì, inossidabile e lungo, ma tenuto a distanza perché mi ha spaventato viverlo. E la montagna alle mie spalle, in attesa del concerto, mi è sembrata per un attimo meno spaventosa del vivere un amore, totalmente innocua, placida e insignificante rispetto al tormento che vivo e che mi sto autoinfliggendo. Nella realtà, a pensare il potenziale pericoloso e devastante del Vesuvio, le minacce che questa area sta regalando in questi giorni, tutto a suo confronto diventa piccolo ed insignificante. La montagna era lì per dirmi questo, per dirmi quanto fossi minuscolo e ridicolo con i miei tormenti rispetto alla sua grandezza e potenza. Per quanto io possa avvertire enorme il mio illuso amore alla fine, al cospetto della vetta, tutto è ed era meno di zero. Ma il cuore non ragiona. Il cuore rende enorme ciò che non è, ciò che è destinato a finire e a risultare effimero rispetto alla potenza e grandezza della natura. Ed io, come uno dei tanti pompeiani del 79 a.c. continuo a tormentarmi incurante del pericolo e di una potenza che mi potrebbe devastare, spegnendo sul nascere ogni speranza velleitaria. Ma io sogno. Soffro e spero in qualcosa che non ha speranza e ragione di esistere.
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Provo un senso di insoddisfazione, vorrei caricarti di mazzate, prenderti a pugni, vorrei poterti urlare addosso quanto male mi hai fatto e quanto vorrei vederti soffrire.
Ma che senso avrebbe?
Mi sentirei meglio dopo averlo fatto?
No, non starei meglio proprio perché non avrebbe senso.
Ti ho tradita, ti ho ignorata, ti ho messa in secondo piano, ti ho odiata e ho desiderato per così tanto tempo il volerti allontanare che alla fine, quando ho trovato il coraggio, tu avevi già un altro.
Però oggi ci sto male, ci sto male perché ho visto un tuo repost di tik tok che diceva: “pov you're a girl who swore you wouldn't get in another relationship then meet mr too good to be true”, ovvero: “pov sei una ragazza che ha giurato che non avresti avuto un'altra relazione, quindi incontra il signor troppo bello per essere vero”.
La cosa più che farmi star male, in realtà, mi fa incazzare. Porca troia ma non ti vergogni di essere così zoccola? Cioè si, sono stata una merda per la maggior parte del tempo, ma porca puttana non ti ho lasciata prima perché avevo paura di farti star male. Sono stata con te per 2 anni e mezzo per paura, per la fottuta paura che se ti avessi lasciata ti saresti lanciata giù da un balcone. No, non sono così egocentrica da pensare che tu senza di me non avresti vissuto, ma sei stata tu così troia da mettermi in testa queste convinzioni con i tuoi “se mi lasci mi uccido”.
E ora?
E ora provo così tanto ribrezzo per la tua persona che sto aspettando in un tuo ritorno solo per farti nera, per farti vergognare di essere nata, per sputarti in faccia il motivo degli ultimi anni di relazione. Due anni e mezzo su quattro sono tanti.
Ma io non ti perdonerò mai, non ti perdonerò mai perché io con te ero convinta di aver trovato l’amore vero, l’amore che aspetti una vita. Pensa un po’ questo amore si è rivelato una merda e questo solo dopo meno di un anno. Ho perdonato un tradimento senza capirne le cause, senza nessuna scusa da parte tua, ho semplicemente chiuso gli occhi perché in te avevo ritrovato me.
O meglio, così credevo.
Non l’ho mai superato davvero, non sono mai davvero riuscita a fidarmi di te, avevo sempre il terrore tu te ne saresti andata da un momento all’altro ed è stata proprio questa paura a spingermi a tradirti. Eri lì, nella stanza accanto alla mia a parlare con una persona che ci provava con te, il mio cuore non ha retto e il mio cervello si è scollegato.
Era una rivincita, mi ero convinta di ciò, ma senza contesto e senza fondamenta. Il giorno dopo te l’ho confessato.
E li si è sfaldato tutto, almeno da parte mia.
Avevo capito che non sarebbe stata relazione, avevo capito che non avremmo avuto futuro, avevo capito che non stavo con te per amore, ma per paura.
Lì in quell’esatto momento è arrivato il terrore di lasciarti, dopo il tuo perdono per l’accaduto è arrivato il primo “senza di te non riesco a vivere”.
Il mio mondo è crollato.
Non addosso tutte le colpe a te, mi rendo conto di non aver saputo gestire la situazione, ma dal giorno zero. Eppure il mio unico pensiero è: “e cosa avrei potuto fare?”.
Due giorni dopo che ci siamo lasciate, tu sei corsa tra le braccia di un altro con cui già parlavi durante la nostra relazione, con la poca fiducia che ho nei tuoi confronti, anche se mi dici di non avermi tradita, non ti credo affatto. Ma da una parte è giusto, hai fatto bene, anche io l’avrei fatto al posto tuo. Però se fossi stata in te, avrei avuto un po’ più di tatto, sono stati comunque 4 anni.
Ora io sono indifferente alla tua nuova relazione, sono passati ormai 6 mesi, non ho reazioni quando ti vedo con lui. Ma continuo a cercarti tra la folla, continuo a cercarti nel paesello, continuo a pensarti.
Odio tutto ciò, perché in fondo io so di non amarti, so che ho smesso di farlo tanto tempo fa ed è proprio questo che non sopporto. Perché nonostante tutto, nonostante ciò, io ti cerco ancora?
Perché non te ne vai a fanculo da un’altra parte del mondo e non sparisci per sempre della mia vista?
Io ti odio, ma allo stesso tempo tengo tanto a te.
Non so come potrò superare la cosa, ma lo farò e lo farò per me stessa.
Non è vero, non farò mai un cazzo per me stessa, però ti prometto che vorrei tu soffrissi, so che non dovrei perché si ritorcerà verso di me, ma ti augro di stare male, ti auguro di trovare una persona tale e quale a te che ti porti al limite, voglio che tu capisca come mi sono sentita io, voglio tu provi quello che ho provato io. Ti auguro che tutto quello che hai avuto, da sempre, sparisca.
Ora non sono più io a parlare ma l’invidia.
Tu hai avuto una famiglia, tu hai una famiglia. Hai due genitori che si amano, hai un piatto in tavola tutti i giorni, hai del talento, sei intelligente, sei tante cose, ma allo stesso tempo non sei e non hai nulla.
Non hai valori, non hai cuore, non hai empatia. Tu hai sempre avuto tutto e non hai mai colto il significato di niente.
Sarei falsa se dicessi che desidero la tua felicità, io voglio proprio tu soffra. Devi star male, devi soffrire, devi trovarti faccia a faccia con te stessa e devi cambiare.
Odierei se cambiassi ora, perché cazzo con me non ne sei stata capace, però sarei contenta se tu imparassi a vivere.
Vabbè basta, in questo momento ti odio e basta.
Buona vita puttana.
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tanto amore e cuoricini per te 💖💖💖 ogni singolo post che stai scrivendo vale mille giornali che parlano di una realtà che non capiscono, e urla una dignità che gli anon razzistoni non potranno mai vedere neanche da lontano. si vede che sei una persona bella 💖💖💖
(ps oggi ghali intervistato da fazio sul 9! zero speranze in quel democristiano di fazio ma spero che lasci a ghali lo spazio che si merita)
😭😭😭😭 ti ringrazio tantissimo intanto, anche tu sei una persona super bella!!! Ti giuro mi sento la testa in fiamme per ora, troppi stimoli, troppe cose che mi stanno facendo arrabbiare, troppe opinioni espresse malamente senza cognizioni storiche, sono proprio quelle micro aggressioni piene di razzismo implicato di cui forse neanche si rendono conto, non lo so 😞
comunque sono sintonizzata!!!!! Non so che aspettarmi, spero che fabiofazio faccia il bravo e lo faccia parlare tranquillamente senza sviolinate 😭🤲🏼 Vedremo più tardi. Comunque grazie ancora❤️❤️❤️❤️
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P. La Mia Adolescenza Trans
Dopo Romanzo esplicito, Josephine Yole Signorelli alza la posta in gioco, decidendo di raccontare se stessa e la propria storia con brutale onestà. Ed è la storia di un’adolescente trans, negli “anni zero”, alle prese con la trasformazione del proprio corpo, sullo sfondo di scuola, vita familiare e sociale, droga, baby prostituzione in rete e, finalmente, amore. Un libro attesissimo, destinato a…
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Già, come canta Renato Zero...
"Forse un giorno scopriremo
che non ci siamo mai perduti.
E che tutta questa tristezza,
in realtà, non è mai esistita."
Già, credo sia proprio così.
Un giorno scopriremo che,
nonostante le discussioni, le litigate,
tutte le parole fuori posto,
io e te venivamo da un altro pianeta.
Io e te eravamo fatti per stare insieme.
Chissà, forse un giorno qualcun altro
arriverà a colmare quel vuoto.
Ma non sarà mai abbastanza.
Perché io e te eravamo la felicità.
Io e te eravamo quello
che l'amore crea e disegna
con dolcezza, desiderio e tanto amore.
Già, un giorno, con qualche ruga in più,
guardandoci indietro,
io e te scopriremo che quella tristezza
non è mai esistita.
Era invece tanto Amore.
Talmente tanto da renderci fragili
e pieni di paure.
E che i migliori anni della nostra vita,
erano proprio quelli che vivevamo,
anche da lontani, ma sempre innamorati.
Scopriremo che, in fondo, io e te,
non ci siamo mai perduti.
Scopriremo, soprattutto,
che solo io e te eravamo NOI.
(Claudio Del Pizzo)
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Autore: Felicia Kingsley
Editore: Newton Compton Editori
Spicy: 2/5
Voto: 4,5/ 5
Recensione: Il libro in sè mi è piaciuto tanto, mi ha riportata in un'epoca che ho sempre sognato di vivere, amo la scrittura e quel luogo così incantato, anche se a quell'epoca si poteva sognare ben poco, visto che non c'era una scelta per le donne, soprattutto in amore. Mi piace il fatto che lei si sia catapultata in un mondo che ha scritto stesso lei su un piccolo diario. Reedlan è uno dei miei personaggi preferiti maschili, è presente e cerca sempre di aiutarla, gli uomini di quell'epoca non erano tutti così ed era difficile che si innamorassero. La loro storia d'amore ti prende già dai primi capitoli fino all'ultimo in cui lui torna per riprendersela e vivere con lei in un'epoca a lui del tutto sconosciuta.
Trama: A chi non piacerebbe vivere nella Londra di inizio ’800, tra balli, feste e inviti a corte? Di certo lo vorrebbe Rebecca Sheridan, perché a lei il ventunesimo secolo va stretto: vita frenetica, zero spazio personale e gli uomini... possibile che nessuno sappia corteggiare una ragazza? Brillante studentessa di Egittologia e appassionata lettrice di romance Regency, Rebecca ama partecipare alle rievocazioni storiche in costume e, proprio durante una di queste, accade qualcosa di inspiegabile: si ritrova sbalzata nella Londra del 1816. Superato lo shock iniziale, realizza di avere un'occasione unica: essere la debuttante più contesa dagli scapoli dell’alta società, tra un tè e una passeggiata a Hyde Park. Mentre è alla ricerca del suo Mr Darcy, attira però l’attenzione dell’uomo meno raccomandabile di Londra: Reedlan Knox, un corsaro dal fascino oscuro e dalla reputazione a dir poco scandalosa. Insomma, il genere d’uomo che una signorina per bene non dovrebbe proprio frequentare. Ma quando Rebecca scopre segreti inconfessabili e trame losche dell’aristocrazia, il suo senso di giustizia le impone d’indagare. Nessuno però pare intenzionato a mettere a rischio il proprio onore per aiutarla. Non le resta che rivolgersi all’unico che un onore da difendere non ce l’ha: Reedlan Knox. E se, dopotutto, il corsaro si rivelasse più interessante del gentiluomo che ha sempre sognato? Decidere se tornare nel presente o restare nel 1816 potrebbe diventare una scelta difficile...
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